Jean Klein
Affrontare la paura
3ème Millénaire n. 86 – Traduzione
della dr.ssa Luciana Scalabrini
D.
Signor Klein, perché
questa fuga da se stessi?
J.K. Non domandate
perché, ma guardate, constatate che fuggite! Allora vi troverete in
un’attenzione senza fuga, silenziosa.
D.
In questa
attenzione, la fuga appare completamente vuota, ma quello non impedisce
il gioco di continuare…
J.K. Quel silenzio si trova dietro ogni percezione, non è
mentale. Datevi completamente al silenzio!
D.
C’è sempre la paura di
lasciarsi andare a quel silenzio, come superarla?
J.K. Guardate la paura!
La paura è emotività, il timore di perdere l’immagine che credete di essere. In
quel silenzio, l’immagine, il me non ha posto.
L’immagine è pensiero, fa parte della discontinuità .
D.
Per evitare il gioco
dell’ego, bisogna contemplare l’io senza ego?
J.K. Il me, l’io è un
oggetto come un altro. Non potete contemplare l’io. Non mettete l’accento
sull’oggetto della vostra meditazione, della vostra contemplazione, ma sulla
contemplazione.
D. Qual è il rapporto tra l’oggetto e l’identificazione ?
J.K. Finché c’è
identificazione, c’è oggetto. Quando meditate non c’è
più oggetto, ma estensione della vostra natura innata.
D.
La natura è Percezione?
J.K. La nostra vera natura
non è un percepito, non potete che viverla; per percepirla, ci vorrebbe anche
un percipiente. La vostra vera natura è la Totalità, la Globalità. Tutto esiste
in questa globalità. Per vivere L’Ultimo Soggetto, il Percipiente, dovete
passare per ciò che è percepito. La vostra ansia, la vostra paura, i vostri
desideri sono oggetto della vostra attenzione. In questa attenzione senza motivo, senza critica, senza
giudizio, senza conflitto, la vostra paura non può mantenersi, non è più
alimentata.
Non cercate di
localizzare quella attenzione che è ancora un oggetto.
Contemplate il percepito che si localizza sul corpo. Quella paura è una
fissazione di energia nel vostro corpo e, quando non è
più alimentata, l’energia si riassorbe nella Contemplazione.
D.
Quando arrivate a una paura nevrotica che vi atterrisce, non vi resta che
fuggire?
J.K. Dovete accettare
totalmente lo stato. E’ la vostra non accettazione che contribuisce a quello
stato. Ogni intenzione di voler eliminare la paura, vi ci mantiene dentro. Accettando
senza motivo, constaterete che quella paura non può
mantenersi. Siete liberi e vi trovate istantaneamente all’esterno della
percezione.
D.
E’ lo stesso con la
sofferenza fisica, un punto che fa male nel corpo?
J.K. La percezione
corporea di cui parlate è una fissazione, una concentrazione. Dirigendo
l’attenzione su quel punto, lo fissate di più.
Lasciate il punto e portate la vostra attenzione su ciò che
circonda il punto, prima più vicino, poi più lontano e vedrete che il punto si
fonde con l’ambiente, con la Globalità.
D.
Nell’osservazione si
arriva sempre a contattare un’intenzione, anche se
l’osservazione prova a non essere volontaria; che fare?
J.K. La contemplazione
non fa parte dell’intenzione, noi siamo contemplazione, meditazione. Non cercate
di voler contemplare. La contemplazione è uno stato passivo-attivo: passivo
perché la memoria non vi ha posto, attivo perché non c’è che vigilanza, che
ricettività.
D.
Si possono guardare le
intenzioni come semplicemente pretesti d’azione, senza giudizio?
J.K. Finché crederete
che ci sia qualcosa da raggiungere, da trovare, da cercare, resterete in uno
stato d’intenzione; ma da quando c’è la convinzione in voi che quello che
cercate l’avete avuto, l’avete ora, l’avete da tutta l’eternità; non c’è più intenzione.
L’intenzione viene sempre dalla persona, è un
movimento della periferia.
D.
Come può esserci
vigilanza senza volontà di essere vigili, cambiamento senza volere il
cambiamento?
J.K. Non si deve confondere la vigilanza con la
concentrazione. La concentrazione è sempre un movimento diretto ad un punto. La
vigilanza di cui parliamo è una presenza aperta a tutte le direzioni. E’ un
ascolto senza fare lo sforzo di voler ascoltare. E’ sufficiente rendersi conto
che non si ascolta e un giorno ci si trova in questo Ascolto,
in questa Percezione Originale dove non ci sono relazioni soggetto- oggetto.
In questo ascolto multidimensionale
ciò che è ascoltato è estetico, etico. Non abbiamo bisogno di
manipolarlo, di ripensarlo, questo è un riflesso, un filo della persona.
Quell’ascolto totale porta la Totale Intelligenza, la Totale
Moralità, la Pienezza, la Libertà che è solo lì.
D Vorrei dire qui
delle impressioni che ho già avuto. Mi domando se in queste riunioni, invece di
parlare della paura, del desiderio, non sarebbe meglio creare situazioni che ci
permettessero di incontrare la paura, il desiderio e di entrare
nell’esperienza, proprio qui.
Perché non lo fate?
Le risposte che date
mi sembrano contribuire a congelare la situazione, a mantenere le persone in
uno stato di intellettualità, nella tensione, nella
impossibilità di incontrare le loro paure, i loro desideri.
Per
esempio, avete parlato della domanda,
della buona domanda e delle domande che
vengono dal me che sono le cattive
domande. Io non so nemmeno se ho voglia di sentire una risposta. Questa
situazione provoca in me l’intenso desiderio di provare tutto, perché qualcosa
capiti !!!
J. K. Non ci sono
buone o cattive domande. Vi ho chiesto di osservare la domanda che sorge
spontaneamente in voi e di fare la
differenza con quella che elaborate con l’aiuto della memoria; non ho definito
la domanda buona o cattiva.
Quando
vi consiglio di affrontare la paura, non si tratta dell’immagine, del concetto
di paura, ma della percezione della
paura. Non incontrate che un’immagine,
un clichè che si è fissato in voi.
Vi domando di restare
aperti perché la percezione della paura vi visiti, si presenti a voi
totalmente. E’ un lasciar fare nel quale la paura si riassorbirà. E’ un ascolto
completamente al di fuori dello spazio-tempo.
Bisogna vivere molto intimamente con la paura, dovete amarla
perché si presenti. In quel momento siete totalmente liberi, non si può più
formare nessuna immagine. Prima o
poi, la Percezione punta verso il lasciar fare, vivete quel lasciar
fare!
D.
Ho l’impressione che ci
siano circostanze, luoghi, persone che possono
aiutarmi a venire a capo di quella paura, di quel desiderio. Ho l’impressione
che dovremmo entrare in quei problemi e non restare
sul piano intellettuale e, qui o là dovrebbe farsi, questo non si fa.
J.K. Ma signore, siete seduto là e il bisogno di
trovarvi da qualche parte vi porta in una situazione sfavorevole per la vostra
persona, c’è la paura, l’ansia. Non cercate di trovarvi, perché ciò che siete non si trova da nessuna parte. Abbandonate
totalmente questo desiderio, è la prima cosa da fare.
Voi non accettate la
paura, la rifiutate, la fuggite. Per una volta
accettatela totalmente e la paura si esprimerà totalmente in voi, altrimenti
restate in un cerchio vizioso. Chi vuole uscire dalla paura, ne fa parte.
Guardate la percezione dal vivo, lasciatela espandersi completamente in voi.
Rendetevi conto che la rifiutate!
D.
Considero che non avete risposto alla mia domanda.
J.K. Non posso rispondere alla vostra domanda,
perché volete prendere la mia risposta intellettualmente, concettualmente. La
mia risposta vi porta ad una attitudine interiore di
lasciar fare.
Siete obbligato ad abbandonare ogni formulazione e a restare, nel fondo,
tranquillo, in ascolto.
Abbandonate
l’immagine, abbandonate la domanda.
Vedete in un solo momento da dove parte la domanda, Chi
conosce la domanda, solo voi!
Fate conoscenza con colui che conosce la domanda
Datevi alla tranquillità, senza nulla
cercare, è il solo modo di fare
l’esperienza collettiva! In questa Tranquillità, non c’è separazione, è
l’Amore!